venerdì 25 marzo 2011

Piccolo vademecum della batosta


Che sia lavorativa, sentimentale, amichevole o fraterna, la batosta è sempre la batosta. Cause multiple, stessa conseguenza. Soprattutto se ti arriva tra capo e collo (quella che non ti aspetti per essere chiari). E siccome arriva per l'appunto, quando meno te l'aspetti, il male minore è cercare di fare rimarginare più in fretta possibile la ferita. Come? é vero, esistono le 5 fasi del lutto (dolore, rabbia, rassegnazione...) ma non voglio essere così tragica! L'ironia è sempre l'arma vincente, convinti? Ok, partiamo.
Anzitutto è chiaro, dopo una delusione si tende ad assumere un atteggiamento che io definirei "mummia incazzosa"(perdonate il francese) ed in parole povere funziona così: si rimane immobili da qualche parte, seduti sul divano a fissare il muro (la mia preferita, soprattutto se ci aggiungiamo il plaid sopra la testa), o su una panchina (romantico, ma fa un pò "non ho uno scopo nella vita" e questo è sempre da evitare), e un classico, sul letto, possibilmente con qualcosa di mooolto dolce e calorico da sgranicchiare. E fin qua, clichè. Il vero problema della mummia incazzosa è che quando qualcuno prova a consolarla, o giammai a dirle "dai, non è la fine del mondo", si viene aggrediti con una tale carico d'ira e d'astio, che se solo avesse usato metà di quella stessa grinta quando davvero doveva farlo, adesso userebbe l'onda dello tsunami come risciacquo dello shampoo. Come dire, la forze ce l'abbiamo tutti, se solo imparassimo a dosarla...
Ma tornaimo alla batosta. O alla mummia. Restate mummificati così per un pomeriggio, di più non v'è concesso (insomma, quanta soddisfazione volete dare agli artefici della batosta?), dopodichè andate in bagno, fatevi una doccia, vedetevi strafighi o strafighe e uscite di casa e se siete ragazze... shopping! Se siete ragazzi pure, perchè fa bene ad entrambi. Magari con un amico, quello che vi fa ridere per ogni piccione che passa e con il quale potete sfogare tutta, ma dico tutta, la rabbia che avete in corpo. Questa fase si chiama "maledetti voi e tutto l'universo!" Non che sia giusto (non lo è infatti, ma a questo arriveremo nella prossima fase), ma fa stare tantooo bene. Anche in questo caso, prendetevi non più che un pomeriggio: uno, perchè prima o poi la vostra gola vi pregherà di stare in silenzio due, perchè anche il vostro ascoltatore vi pregherà di stare in silenzio e tre, perchè all'idea di ripetere per l'ennesima volta la stessa storia ( lunga, ormai pallosa, non ugualmente piena d'enfasi) non ne potrete più! Quindi, in totale, siamo arrivati ad un massimo di... un giorno tra la fase mummia e la fase odio il mondo.
La fase più difficile, che nel lutto è l'accettanzione, è... sì, sempre l'accettazione! Accettare che la colpa è anche vostra, ma che questo non deve impedirvi di andare avanti (mantenetevi un pò di sana rabbia però, è un colpo di gas fondamentale). Per l'accettare i vostri limiti ci vorrà più di un pomeriggio: ci saranno altre lacrime, altri momenti di crisi e sconforto, ma pian piano sentirete l'assoluto bisogno di andare oltre. Di dire "ok, e adesso? Voglio davvero darla vinta a quello/quelli che mi hanno scartato, offeso, umiliato o, semplicemente, che non hanno saputo apprezzarmi?Non ti senti stufo di farti dire da tutti 'oh poverino quanto mi dispiace'?"Se la risposta è sì, allora ne siete fuori. Un piede alla volta, ma la risalita è cominciata! E se la montagna vi sembra più ripida di prima, ricordatevi che adesso avete dei polpacci da calciatore che vi permetteranno di calciare nel didietro chiunque abbia intenzione di farvi sentire inferiori. Non è facile, ma se ci riuscirete cellulite e sedere moscio saranno soltanto un ricordo!

lunedì 21 marzo 2011

é tempo di rondini...


Caro blog, ti scrivo. Perché nelle ultime settimane il mondo sta andando alla deriva e come spesso mi accade, faccio fatica a non dire la mia. Almeno, in parte. E dato che oggi è il 21 marzo, ne approfitto per coltivare una preghiera, timida, ma sincera, come una forsizia che sfida l'inverno. Vorrei semplicemente che fosse il primo giorno di primavera per tutti, non solo per coloro che, senza volerlo si trovano ad essere "i più fortunati". Primavera non solo per coloro la cui casa non è stata spazzata via da un'onda lunga chilometri, o rasa al suolo dalle "grida" della Terra. Non solo per coloro che hanno la fortuna di non dover girare con una mascherina sul viso, con la paura di toccare il proprio figlio, amico, conoscente. Non solo per coloro i cui cieli sono illuminati da una luna gigantesca e non, come in queste notti, straziati da lampi di terrore; riscaldate poi da un'auto bomba esplosa a quattro passi da casa, mentre si sta andando fuori a gettare la spazzatura. Mentre sono qui a scrivere, mi rendo conto di essere tra quelle persone "fortunate", che possono permettersi il lusso di respirare l'aria e accorgersi che è tempo di spalancare le finestre, di far entrare il sole, spolverare la bicicletta e uscire a cercare il parco più vicino.
Ma, poi... Poi rifletto e sotto lo stesso cielo, sopra la stessa Terra, l'aria sa di polvere e disperazione.
"è tempo di risposte" sembra voler dirci il nostro pianeta. è tempo di capire che non siamo noi i padroni. Se solo non fossero sempre i più deboli a pagare per primi, se solo la Giustizia arrivasse davvero per tutti...
Apro la finestra e scruto il cielo: è tempo di rondini. Da bambina attendevo con ansia il loro arrivo, celebrando con un disegno tremolante il primo stormo della stagione. Quest'anno, osserverò con particolare impazienza e nel battito delle loro ali cercherò di intravedere sorrisi perduti tra terra e mare. Pensando che insieme alle rondini stiano volando verso un orizzonte in cui Primavera sarà sempre. E per sempre.