giovedì 23 giugno 2011

Piccoli, fragili, frammenti d'amore...


Due giorni fa ho trovato un frammento d'estate sotto la porta di casa. Era solo e tremante. Piccole fessure strette dalla paura mi guardavano appena. Chissà come aveva fatto ad arrivare lì. è stagione, mi dico, chissà quanti come lui saranno precipitati dalle nuvole.
Lo raccolgo con tutta la delicatezza di cui le mie mani sono capaci: lo sento reagire al mio tocco e ho quasi paura che si possa rompere. Lo porto in casa, ma non so davvero dove possa stare un piccolo frammento d'estate. Decido per la cesta del bucato, imbottita di fazzolettini di carta: non sarà molto comoda, ma almeno per questa notte sarà al sicuro. Fino a poco fa si è agitato come una tormenta di grandine, poi, tutt'un tratto, si è fermato. Immobile contro un angolo della cesta, mi dà le spalle. Devo fare qualcosa, chiamare qualcuno, ma il suo corpicino incolla il mio sguardo a lui. Ringrazio lo squillo del cellulare per avermi svegliata da quello stato di ipnosi. é mia madre. Colgo l'occasione dal suono della sua voce e le chiedo consiglio sul da farsi. Mi dice di prendere una siringhina senz'ago e provare a nutrire il piccolo frammento, se non voglio che muoia nella notte. Peccato che non abbia niente di tutto ciò e che quel corpicino stia diventando sempre più rigido. Infilo un guanto di plastica e provo a dargli un poco di pane bagnato, come fossi sua madre. Non credevo che avrei ottenuto qualcosa, ma d'un tratto il corpicino si agita e comincia a mangiare. Va a piccoli intervalli, ma quando lo ripongo nella cesta ho qualche speranza in più di rivederlo sgambettare il mattino seguente. Ed infatti, al mio risveglio corro subito da lui e lo trovo che mi fissa con un luce tutta nuova: la notte più lunga dell'anno è trascorsa e una nuova alba mi osserva come a dirmi "lanciami verso il sole". E di nuovo il dubbio di non poterlo aiutare si impossessa di me. Capisco che un raggio di luce non può vivere rinchiuso in una stanza. Lo raccolgo tra le dita (il suo scalpiccio diventato famigliare) e lo porto nell'unico luogo che conosca in cui si possano curare le stella e i frammenti d'estate.
Quando il volontario ha visto il corpicino mi dice che ha appena una settimana. E che sono arrivata appena in tempo. Le rondini non sono fatte per stare a terra, così come non lo sono i raggi del sole. Mi ringrazia per avergli portato la piccola ed io, con una lacrima pronta a sgattaiolare dove tutti potrebbero vederla, lascio Summer tra le sua braccia. Sicura che ogni qual volta l'estate tornerà a farci visita, saprò che un pezzettino di cielo sta attraversando il mio cuore e chissà, magari un giorno tornerà da me.

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